... For the last year of high-school, I ended up in a boarding school in the Cevennes, again in France, in Chambon sur Lignon; a well-known protestant boarding-school for girls and boys . I was there to attain my baccalaureat (the equivalent of high school degree). I must say that that year has been very nice; more than nice I would say carefree. I enjoyed it. And a lot! Always with males to get into troubles. During one only school-year I managed to break a leg skying and an ankle falling from 3 mt high and they had to put 8 stiches to my knee. We were constantly competing. Idiot and dangerous competitions. One for all: around the soccer, tennis and volleyball fields there were three-four meters high nets. At night, in order not to be seen, in the light of the streetlights we bet (cigarettes) on those who took less time to climb over a net or even over two or three of them... We certainly didn’t always go unnoticed. When we got hurt, not only we had to go to the infirmary but we were properly punished. Some other times we used to run away, at night, to the village. What for? Sigarets! In fact we were not allowed to smoke. I, as many others, smoked Gauloises (black and very strong but cheep tobacco). So, we had to go, unseen, to the village and smoke around. When the weather was bad we used to hang out at the only caffé where we also could listen to "bad" music from the juke-box. Thanks to FaceBook, many years later, a room-mate, out of that time, found me. Véronique now lives in Australia. We were in the same room but being in the second grade, to me, she was ...a child. She visited me in Belmonte and told me that she admired me a lot. Why? - "Because you were very casual. Everyone used to look for you, you were funny and spoke all those languages; I wanted to be like you". Apart from our competitions and escapes, in fact we were at school! And we had to study!! There was one subject I defenitely did not like: chemistry! -I should have known Oriano then! He has a certificate of chemical expert!!- As I have already told you, at the Lycée français, there was a monthly report-card. In order to be admitted to the degree-examination we had to have an average of 6,5 of all the monthly averages grades. My grades were surely not excellent but my chemistry grades, significantly lowered my average. Together with two other students we decided to organize ourselves for the next morning test. Our class-benches were old wooden ones with a lid to be raised Using a compass point, in four hours, we engraved under the bench-cover , all those notes necessary to remind us what we were supposed to know for the next morning task. The next morning... wake up call... breakfast in the refectory... first lessons (for each subject, the teachers had their own class so students moved from one classroom to another)... recreation and finally we went to the chemistry room. I sat in my place, and the professor passed among the benches to deliver the task: «From now on you have three hours». I read the questions and I was able to answer something, also because having written it the night before, something had remained in my head... but... every time I touched the edge of the cover, it was burning I had the impression that the professor had his eyes glued on me; The memory of that report card in Rio and of the shame felt then was such, that I was not able to lift that lid and copy. Thanks to my night-time writing, I still managed to pass...
19/07/2021
Bimba_ Ricordi sparsi (7 di 18) Cèvenol
07/07/2021
Bimba_ Ricordi sparsi (6 di 18) Rio, scuola e vergogna - Rio, school and shame
...Altri ricordi... A Rio de Janeiro (l'anno scolastico 1956/7) per la prima volta, ho conosciuto il senso di vergogna. Sapete...quella della fossa da scavare per nascondercisi?... Noi 5 fratelli, dal asilo alla maturità e in qualsiasi città fossimo, frequentavamo il Lycée Français. Il motivo di questa scelta era stato che il Lycée esiste praticamente dappertutto con un unico programma e gli stessi testi uguali per tutti gli istituti nel mondo. Se, come poteva capitare, mio padre veniva trasferito nel mese di Marzo da Parigi dove chiudevo il libro di Storia alla pagine 76 lo riaprivo a Madrid tra la pagina 70 e 80! miei testi poi, sono passati, non solo a tutte le mie sorelle pur essendoci 9 anni fra me e la più piccola, ma anche a mio fratello che ha frequentato il Lycée 18 anni dopo di me. Al l Lycée la pagella era mensile e riportava i voti per ogni materia scritta e orale e una media di questi voti. A fine anno si faceva la media di queste medie e col 6 venivi promosso e col 5,5 venivi.... BOCCIATO. Non c'erano i recuperi! Premetto: la scuola non mi piaceva, e non me la sono mai fatta piacere ma, se non ho mai preso molto più del sei, non sono nemmeno mai stata bocciata. Torniamo al senso di vergogna. Quell'anno frequentavo la quinta elementare e non ricordo in quale materia, a fine mese, presi un tre. Non potevo certo portare quel voto a mio padre che doveva firmare la pagella e così, con una penna dello stesso colore, trasformai quel tre in un otto; senza tener conto che io un otto non lo avevo mai preso in vita mia... Stupida! Idiota! Cretina! Presentai la pagella a mio padre, che dopo averla letta annuì, senza dire una parola, la firmò, riconsegnandomela (!?!) E' andata"?! Davvero? Non ci credevo neanch'io! A scuola, tutte le mattine, nel cortile, si schieravano in fila tutte le classi, si cantava la Marsigliese con l’alzabandiera e la direttrice, attorniata da tutte le insegnanti, dall’alto di un palco, classe per classe, faceva l’appello. Poi, entrando in classe, le pagelle venivano consegnate alla bidella. La mattina successiva alla firma della mia pagella, tutto si svolgeva secondo abitudine: le classi in fila, la Marsigliese, l’alzabandiera, l’appello. La prima, la seconda, la terza, la quarta. E poi la quinta! La V dunque ero fra gli ultimi. La direttrice pronunciò il mio nome e cognome: - «Dorina van den Brandeler» - «Presente» risposi. La direttrice, a quel punto, non pronunciò, come sempre, il nome in ordine alfabetico che seguiva il mio, ma disse: - «Signorina, mi porti la sua pagella». Capii che ero nei guai. Tremante uscii dalla fila, salii sul palco a testa bassa e restando a debita distanza gliela allungai... - «Signorina, vediamo, è stata firmata la sua pagella?» e aprendola, disse al microfono: - «Oh! Ma guarda un po’! Che bell’otto», e rivolgendosi alla mia insegnante aggiunse: - "E' stata davvero brava. Bisogna premiarla!" e senza mai allontanarsi dal microfono aggiunse - «Ragazzi, tutti un bell’applauso per la signorina Dorina !!». Finito quell’assordante battito di mani, la direttrice riprese la parola: - "Qui, al microfono, vuole dire ai suoi compagni che voto le aveva dato la sua insegnante?». - «Tre» sussurrai. Senza pietà la direttrice insistette: - «Non abbiamo sentito. Più forte prego, qui nel microfono!». Avvicinandomi di nuovo al microfono, ripetei - «Tre». - «Bene» tuonò la direttrice «Le do tre giorni di sospensione e si ritenga fortunata che non la espello dalla scuola». Fuori dalla scuola mi aspettava la macchina per portarmi a casa; mio padre aveva chiamato la direttrice e le aveva dato carta bianca. E la vergogna quando tre giorni dopo dovetti tornare a scuola? Il solo ripensarci, ancora oggi, mi fa accapponare la pelle! Questo episodio ebbe ripercussioni su un altro episodio, di cui vi parlerò più avanti, che si verificò l'anno della maturità in collegio nelle Cevennes.